Contributo di María Soledad Balsas

Contributo di María Soledad Balsas

Ma tu l’italiano lo capisci?

Sugli italo-argentini se ne sentono di tutti i colori… Dato che sono anch’io un’italo-argentina, voglio dire la mia sulla “cittadinanza linguistica”.

Per quel che riguarda la percepita inadeguatezza delle nostre abilità linguistiche, è interessante far notare che nei discorsi che si sentono in giro viene spesso posto come un problema “individuale” da risolvere in “privato”. Gli aspetti strutturali – storici tra l’altro – vengono in genere trascurati. Sarebbe come cercare di spiegare l’analfabetismo in base alle predisposizioni psicologiche dell’analfabeta.

Dato che le politiche linguistiche puntano (quasi) esclusivamente sul sistema formale, la domanda di iniziative pubbliche di ozio in italiano per bambini rimane per lo più insoddisfatta. D’altronde, l’assenza di un’offerta formativa linguistica (gratuita o quanto meno agevolata) per gli adulti è molto sentita.

È ben noto che l’unificazione linguistica dell’Italia è accaduta tramite la televisione. Che ruolo ha svolto tradizionalmente la RAI per l’estero? Una politica linguistica proficua può prescindere dell’attuazione strategica in altri ambiti culturali? In merito, è altrettanto interessante osservare le difficoltà riscontrate in diverse realtà argentine nell’accedere a libri, film, giornali aggiornati.

Diversi elementi suggeriscono che (quasi) tutta la programmazione culturale italiana in Argentina sia indirizzata verso le fasce più agiate. Come si concilia l’interesse di volere che “l’élite parli e consumi cultura italiana”, soprattutto intesa in senso di alta cultura, con la “soddisfazione” di far sì che l’ammontare sempre in crescita degli iscritti all’AIRE risulti italofono? L’uovo o la gallina?

Si punta ad avere il massimo dei ritorni (in termini di turismo, export, etc.) con un investimento (pari) allo zero… Quanto ha investito lo stato italiano in formazione linguistica negli ultimi 20 anni in Argentina? Nella tabella troverete alcune risposte. Prima di avanzare una critica, chiedetevi pure cosa sarebbero le abilità linguistiche degli italiani in Italia se privi di asili nido, scuole elementari, università, ludoteche, biblioteche, musei, etc. pubblici?

Sulla base di queste disuguaglianze, ritengo sia molto pericoloso ricollegare i diritti linguistici a quelli sulla cittadinanza, come spesso accade. Si tratta, invece, di cogliere il problema nella sua complessità, che non ha niente a che vedere con la presenza dei migranti in Italia (a volte l’apparato fonatorio in Italia conta di più della carta d’identità) ma piuttosto col modo di porsi davanti alla diversità.

Di fronte a certe proposte, fino a che punto e per quali motivi lo stato argentino dovrebbe farsi carico di una tale situazione? Allora per principio di reciprocità il castigliano rioplatense dovrebbe vedersi riconosciuto in Italia lo statuto di lingua di minoranze?

La questione rimane aperta, se volete, ai vostri commenti…

M.

María Soledad Balsas: Ricercatrice presso il Centro de Investigaciones Sociales (CIS) – Instituto de Desarrollo Económico y Social (IDES), Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas (CONICET), Argentina. Dottoressa di ricerca in Scienze Sociali presso l’Università di Buenos Aires, ha conseguito il master in “Immigrati e Rifugiati. Formazione, Comunicazione e Integrazione Sociale” presso l’Università Sapienza di Roma. È autrice di: Italia en la Argentina. Desafíos actuales en la investigación social (2019), Televisión y participación política transnacionales. Las audiencias de televisión italiana en Buenos Aires (2018), Las migraciones en los libros de texto. Tensión entre globalización y homogeneidad cultural (2014).

comitato11ottobre

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